domenica 15 aprile 2007

Il futuro sta altrove...

Delo, in “I giovani non hanno voglia di lavorare!”, ci ha regalato un commento estremamente significativo che abbiamo ritenuto degno della homepage. Lo riportiamo nella sua interezza:
“Giovani. niente di peggio che sentirsi definire così.. quando ti senti addosso novantanni. Giovani: dovremmo avere il mondo fra le mani, il futuro la progettualità tutto fra le nostre dita. e invece siamo figure anonime che si trascinano in silenzio in una vita precaria. Non si tratta solo di lavoro. Ci stiamo spegnendo, schiacciati dai nonsense quotidiani. Non tutti . Ovvio. c'è chi vive e sorride tra suonerie unghie colorate e me ne fotto. E c'è chi si sente un burattino scomodo, manovrato da un sistema che andrebbe resettato. Anch'io vorrei un altra vita. Vorrei un lavoro ben pagato, vorrei legalità, vorrei rispetto. Vorrei non essere sempre così. Ho voglia di ridere anch'io. Precario significa solo una cosa: impossibilità di progettare. Non arrivo oltre la prossima settimana. Facciamoci sentire. Non ne abbiamo tante di scelte. Facciamoci sentire. Cazzo siamo davvero tanti”.
Non posso che concordare pienamente. È una credenza radicata che i giovani debbano essere espressione di vitalità e speranza nel futuro. Certo, se non ce l’hanno loro che hanno ancora tutta la vita davanti e, si presume, ancora tutte le illusioni intatte! Beh, è tempo di riflettere su questo: i giovani non credono e non sperano più. Chiunque sia il colpevole, dev’essere soddisfatto: l’impresa sembrava irrealizzabile. Una mia amica, che a breve festeggerà il “fidanzamento d’argento”, mi ha a sorpresa comunicato che ha cambiato i suoi programmi e rimanderà a data da destinarsi il suo matrimonio: “sai, guadagniamo poco e siamo precari, come potremmo mantenerci?”. Gran bella domanda. Penso che se la pongano tantissime persone. Ci sono troppe incognite nella vita di ciascuno. Troppe variabili non controllabili. Che ora il lavoro diventi una di queste è davvero troppo. Rimandare i propri progetti di vita (sposarsi, avere dei figli, comprarsi una casa o un’auto, pianificare un futuro luminoso e senza nubi di angoscia o incertezza all’orizzonte) non per propri demeriti ma a causa di un sistema che cerca il vantaggio di pochi a scapito della stabilità di tanti è inammissibile. Delo ha riportato il problema lavorativo su un piano più profondo, interiore. Non ci stanno solo togliendo il lavoro “stabile”. Ci stanno togliendo la voglia di programmare e di fare progetti, soprattutto a lungo termine. C’è chi si arrabatta come può, cercando di ignorare la gravità della situazione (alcuni ci riescono benissimo), e chi cerca invece di uscire dalle sabbie mobili, facendosi sfuggire il presente continuamente proteso com’è verso l’agognato traguardo del “futuro migliore”, almeno in parte controllabile e in suo potere. Forse è tempo di renderci conto che ci stanno rubando la vita. Forse è davvero tempo di dire "basta". Ma nessun "anziano" potrebbe mai lottare per cause perse o per obiettivi apparentemente irraggiungibili. Quindi, a dispetto di tutto, ricordiamoci che siamo giovani. Riappropriamoci dei nostri sogni e dei nostri programmi. E, anche se ormai è fuori moda, ricominciamo a pensare che il futuro è nelle nostre mani. Forse le cose cambieranno. Io lo spero. Già "sperare" è un passo avanti...

1 Commenti:

Alle 2 maggio 2007 alle ore 17:29 , Anonymous Anonimo ha detto...

non e` un commento diretto all'articolo, ma mi permetto di segnalare questo link...se a qualcuno interessa:
http://www.petitiononline.com/demgiov/petition.html
m.

 

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