venerdì 6 aprile 2007

Somministrato

Oggi mi sento somministrato. Lo so, non è come alzarsi la mattina frastornato e sudato dopo un’inattesa scopata, nervoso o semplicemente fuori posto. Un po’ d’acqua fredda, la pasta del capitano per togliersi il saporaccio di bocca, un paio di mutande pulite e la giacca buona comprata in saldo bastano e avanzano per tamponare quelle sensazioni. Ma oggi no, oggi sono somministrato e il mio organismo si ritrova basito, spiazzato da un’euforia paradossa che ancora non riesce a palesarsi in tutta la sua avvilente realtà. Ma che cazzo sarò mai? Una medicina? Una supposta, come quelle zeppelin che da piccoli, complice l’altisonante nome aeronautico, pensavamo volassero? No, oggi comincio il mio lavoro in libreria. Da somministrato, appunto. Così mi ha detto il figuro dell’agenzia interinale, sorriso alla vaselina perennemente dentro l’happy hour. “La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!” Dove avrò già sentito questa frase? Di sicuro la cosa non mi rende più tranquillo. Certo, abbandono per ben due settimane più eventuali proroghe il rutilante mondo della disoccupazione, prontamente agguantato dopo la laurea in letterechetantononcicombininulla. Massì, chi se ne frega? Almeno, stando a quanto mi suggerisce l’omuncolo, un laureato in materie umanistiche non può che trovare nella libreria il proprio ideale terreno di coltura. Un amante dei libri tra i libri, suggeritore garbato per una clientela attenta e scrupolosa.

Eccomi, allora, camicia ben stirata, pantaloni immacolati e sorriso smagliante, pronto per il mio primo giorno di lavoro somministrato presso un punto vendita di una delle più grandi case editrici del nostro Radioso Paese. Baci e abbracci, si comincia in scioltezza, cassa, magazzino, magazzino, cassa, magazzino, magazzino, magazzino… Passano i giorni, le settimane, arrivano le agognate proroghe. Via la camicia, ecco comparire la divisa rosso fuoco d’ordinanza, con cartellino ben in vista sennò poi il direttore si incazza. Qualcosa non mi torna… Laureato, lettere, libri, contatto col pubblico, cultura umanistica… E intanto io vedo sempre e solo magazzino, più un viavai di saltimbanchi e lacché al seguito di un vetrinista omosessuale che pretende di disporre i libri per colore. Colori sgargianti, eh, che oggi mi sento pazza! I clienti non ci si raccapezzano più e vanno a scovare Dostoevskij in Giardinaggio giurando di aver visto Sandrone Dazieri gironzolare dubbioso tra la narrativa per bambini… Io e gli altri somministrati cerchiamo umilmente di far valere le nostre ragioni di fini umanisti, libri tra i libri, ma la deriva da boutique di gran classe ha ormai preso il sopravvento. Che ci fate qui voialtri? Dietro ad aprire scatoloni, e datevi una mossa! Il somministrato non capisce bene il proprio ruolo e in preda a una totale crisi di identità (ma non ero una supposta? A me pare tanto di essere un coglione, adesso…) si confida, gravissimo errore, con mister Vaselina, untuoso e accondiscendente più che mai. “Ma si figuri, questo lavoro è fatto su misura per lei, vedrà, vedrà che le cose miglioreranno sensibilmente.” Ma le cose non migliorano e il signor Nastro Adesivo se la ride con miss Taglierina, mia inseparabile collega. Mi giro e un somministrato laureato in filosofia, poveraccio, si perde dietro gli scaffali, fagocitato da un enorme scatolone. Non lo ritroveranno più…

Nel frattempo il signor Happy Hour si è fatto un bel giro di telefonate con la direzione del personale della casa editrice. Nel settore 7G un somministrato ha mostrato segni di insofferenza per le mansioni assegnategli. “Vedi, carissimo, le alte sfere sono sinceramente preoccupate per la tua incipiente depressione. Ne va del clima dell’Azienda, dell’amore che cerchiamo ogni giorno di diffondere a colpi di fatturato, sorrisi e colori. Rimettiti, somministrato, così alla fine della trecentotrentaseiesima proroga potremo ancora gioiosamente prorogarti.” Che faccio? Per la restante settimana di contratto abbandono l’ultimo straccio di dignità e mi metto totalmente al servizio dell’Azienda, talmente immerso nel Lavorodellamiavita da uscirci la sera con Taglierina e Nastro Adesivo, ormai compagni di bevute e aneddotica triste. Tutto inutile. Il Grande Capo ha ormai bollato per sempre il somministrato ribelle e la proroga non arriva. Motivo? Per mesi mi sono comportato malissimo coi clienti, non ho mai sorriso (ma se avevo una paresi che manco Renato Balestra...) e mi sono fatto scrupolosamente i cazzi miei. E io che pensavo mi volessero cacciare per le blande lamentele su mansioni non previste dal contratto! Che sciocchino! No, mi cacciano perché un ologramma deve aver commesso queste nefandezze in mia assenza… Me ne vado, non sono più somministrabile. Ah, qualcuno deve avermi somministrato un corpo estraneo per via rettale… Brucia…

5 Commenti:

Alle 6 aprile 2007 alle ore 13:01 , Anonymous Anonimo ha detto...

..Resocontino magnifico compare..Vista la citazione fantozziana, perché non parlare nel dettaglio dei figuri che hai incontrato..?!?Della splendida responsabile amministrativa che, menzionando nuovamente il ragioniere, ha messo in pratica letteralmente gli insegnamenti di qualsivoglia megacapo, ovvero..."Non praticate amicizia disinteressata sul luogo di lavoro, ma calunnia, arrivismo e delazione sfrenata..."

 
Alle 6 aprile 2007 alle ore 14:49 , Anonymous Anonimo ha detto...

...alla 1981 di Orwell...

 
Alle 6 aprile 2007 alle ore 15:01 , Anonymous Anonimo ha detto...

..1984..Il romanzo di Orwell

 
Alle 11 aprile 2007 alle ore 17:00 , Anonymous Anonimo ha detto...

davvero... occhio a quello che dici!
comunque, il tipo che pretende di disporre i libri per colore... gh, so che c'è da piangere ma mi ha fatto fare delle grasse risate (mi immagino cose tipo: "No no no, quell'Hemingway blu cobalto mi si intona meglio con la copertina di Marketing per mentecatti, spostalo un po' più in là..."

 
Alle 12 aprile 2007 alle ore 14:06 , Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!
Prima di iniziare vi faccio i complimenti per la recente apertura del blog e vi auguro che voi (come me) possiate trovare presto un lavoro non precario e per cui una laurea valga a qualcosa.
La mia condizione e` simile a quella da voi citata: l’universita` e` ormai un ricordo lontano…sono passati piu’ di 4 anni ed ancora brancolo nel buio…ancora non ho trovato un lavoro interessante…ancora sono in sostituzione maternità.
Si diceva sostituzione maternità, un grande passo avanti rispetto ad altri contratti, (almeno ho ferie e malattia riconosciute e pagate, anche se a tempo determinato!), ma la domanda latente per chi sostuisce una donna incinta e`: per quanto tempo staro` qui? Si diceva flessibilità: chi sostituisce una persona in maternità non ha diritto al preavviso in caso di rientro della titolare.
Quindi se per qualsiasi motivo ( aborto spontaneo, piuttosto che una risicata maternità obbligatoria di 5 mesi) un giorno la persona torna, la sostituta gira i tacchi e zitta zitta se ne va…e` legale ed e`da contratto! Fine!
Stupida tu che non hai cercato lavoro mentre lavoravi! Spera di avere un capo con i coglioni e soprattutto spera di essere stata tanto (ma tanto ) piu’ brava di quella che sostituisci,…magari il lavoro glielo fotti!
ah, l’etica del lavoro!
Ah, il precariato!che bella la flessibilità ovvero il ricatto legale delle aziende per noi giovani!!
M.

 

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